Esposizione

Attraverso l'uso di raffinati modelli previsionali della concentrazione degli inquinanti su tutto il territorio nazionale, il Progetto VIIAS ha stimato sia l’esposizione della popolazione italiana sia la mortalità totale che quella per malattie respiratorie, cardiocircolatorie e  tumore del polmone in tutta Italia fino al dettaglio regionale.

La distribuzione dei residenti al 2005 sulla griglia delle 20.144 celle 4x4 Km in cui è stato diviso il territorio nazionale, è stata sovrapposta ai risultati dei modelli di dispersione MINNI calcolati per i tre inquinanti in studio negli anni 2005, 2010 e 2020 CLE, consentendo di attribuire alla popolazione in studio le concentrazioni di PM2,5NO2 e O3 (annuale ed estivo) stimate nei tre periodi e negli scenari target. L’effettiva esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico è stata calcolata pesando le concentrazioni per la popolazione residente. Il risultato è un dato che va oltre la concentrazione media dell'inquinante, fornendo una "fotografia" il più possibile precisa dell'aria che effettivamente si respira in Italia.

L'esposizione a PM2,5

Le concentrazioni di Pm2,5 “pesate” sulla popolazione (Population Weighted Exposure), cioè l’aria che di fatto respiriamo, sono più alte rispetto ai valori delle concentrazioni al suolo.

Nel 2005, il 29% degli italiani è stato esposto a concentrazioni di particolato fine superiori alla soglia di legge, cioè a una media annua di 25 µg/m3. Questa percentuale sale al 42% al Nord Italia e raggiunge il 53.2% tra i residenti nei centri urbani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità fissa un limite ben più restrittivo: 10 µg/m3, una condizione che in Italia, all’anno di riferimento, riguardava solo il 19,1% della popolazione (residente quasi sempre in contesti non urbani, soprattutto al Sud e nelle Isole).

 

L'esposizione a NO2

 

I dati che illustrano l’effettiva esposizione della popolazione agli inquinanti (PWE, Population Weighted Exposure) sono più elevati rispetto a quelli della concentrazione al suolo: la media italiana è di 24,7 µg/m3, che sale a 29,5 al Nord e scende a 24,3 al Centro e a 18,4 nel Sud e nelle Isole. Molto ampio, ancora una volta, il divario che separa le realtà urbane (38 µg/m3) da quelle non urbane (17,4 µg/m3). Il target 1 per il 2020 non mostra un vantaggio apprezzabile, ma la realizzazione del target 2 (riduzione del 20% su tutto il territorio) aggiungerebbe un effettivo miglioramento.

All'anno di riferimento, inoltre, viveva in zone con concentrazioni di biossido di azoto superiori alla soglia di 25 µg/m3 il 19,8% degli italiani. La percentuale sale al 23,9% considerando solo il Nord e al 44,1% prendendo in considerazione i residenti in aree urbane.

Lo scenario previsto per il 2020 CLE mostra una riduzione rispetto al 2005 sia delle concentrazioni di NO2 che della frazione di popolazione esposta. I vantaggi più importanti si avrebbero nel nord Italia e nelle aree urbane.

 

L'esposizione a O3

 

La concentrazione di ozono "pesata" sulla popolazione ha una media, nel semestre caldo che va da giugno a settembre, di 105,1 µg/m3 in Italia, anche in questo caso più elevata rispetto al dato della concentrazione al suolo. I valori più alti si registrano al Nord, ma la forbice che separa le diverse aree dell'Italia non è così ampia come invece accadeva con particolato fine e biossido di azoto. Ovviamente, le aree urbane sono più inquinate di quelle rurali. I valori stimati al 2020 evidenziano diminuzioni uniformi sul territorio nazionale e dell’ordine di 7–8 μg/m3

Per quanto riguarda la percentuale di residenti in zone con medie estive oltre il valore di 100 µg/m3, nel 2005 era in questa condizione il 74,7% degli italiani.