Ozono e impatto sanitario, presente e futuro

Il Progetto Viias ha stimato l’impatto dell’ozono (O3) per fornire scenari chiari nella definizione di mortalità e morbosità. Diversamente dal Pm2,5 e dall’NO2, per l’inquinamento da ozono non sono stati definiti degli scenari target (2020 Target 1 e 2020 Target 2) perché la soglia di allarme è riferita ai massimi giornalieri. Sono state invece prese in considerazione due ulteriori macroaree: insieme a urbano e non urbano sono state introdotte le aree “suburbano ad alta densità” e “non urbano a media densità”.
 

La concentrazione

I mesi più caldi (aprile-settembre) sono il periodo più critico per l’inquinamento da ozono. Nel 2005, in Italia, la concentrazione media estiva, calcolata sui massimi giornalieri nelle otto ore, è stata di 100,4 μg/m3 (prendendo in considerazione l’intero arco dell’anno, la media nazionale si abbassa invece a 86.4 μg/m3).
Diversamente da particolato fine e biossido di azoto, per l’ozono non ci sono forbici particolarmente ampie tra i valori registrati al Nord (101,9 μg/m3), al Centro (101 μg/m3)  e al Sude Isole (98,6 μg/m3).

L’ozono si concentra soprattutto nelle aree non urbane. Per quanto riguarda la Population Weighted Exposure, cioè la concentrazione dell’inquinante “pesata” sulla popolazione residente, la media italiana è di 105,1 µg/m3 (108 al Nord, 104.4 al Centro, 101.5 al Sud e Isole, 106.4 in contesti urbani, 101.1 in aree rurali).

Lo scenario “naturale” previsto per il 2020 mostra una riduzione rispetto al 2005, sia delle concentrazioni di ozono (annuale e periodo caldo) sia della esposizione media della popolazione.

 

Mortalità

Nel 2005, su 36.000 decessi per patologie a carico dell’apparato respiratorio, 1.707 sono risultati attribuibili all’esposizione a ozono nel periodo caldo (aprile-settembre); di questi, il 52% (882 decessi) si sono osservati tra i residenti al Nord. Nello scenario 2020 è previsto un calo della mortalità in Italia del 22,7% (1.320 decessi).

 

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